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Territorio
Grano: buona produzione ma prezzo basso per agricoltori
Le stime della Cia
Matera - sabato 12 luglio 2025
10.33
Prime stime sulla campagna di raccolta 2025 del grano duro da parte di Cia-Agricoltori: con le trebbie ancora in campo, soprattutto nelle aree interne e collinari, la stima di Cia parla di un raccolto che dovrebbe attestarsi complessivamente sui 4 milioni di tonnellate. Stabile il raccolto in Basilicata. Un dato sicuramente migliore dell'annus horribilis 2024, quando non si è arrivati neanche a 3,5 milioni di tonnellate totali, ma comunque inferiore alle aspettative, considerato soprattutto l'aumento delle superfici seminate nel Centro-Sud. Da noi la coltivazione dei cereali interessa una superficie di circa 159.000 ettari, il 72% dei quali, pari a oltre 115 mila ettari, è occupata dal grano duro. La restante superficie è destinata prevalentemente alla coltivazione dell'orzo ( 17.185 ha), dell'avena ( 16.950 ha) e del grano tenero ( 6.952 ha); altri cereali ( mais, segale, sorgo, ecc.) occupano circa 3.000 ha.
Le aziende interessate, secondo l'ultimo censimento Istat sono 23.177.
La produzione complessiva è di oltre 4.290.000 quintali per un valore della PLV di oltre 110 milioni di euro, con un'incidenza di circa il 10% dell'intero settore primario lucano. La produzione di grano duro si attesta intorno ai 3.270.000 quintali per un valore di oltre 81 milioni di euro.
Leonardo Moscaritolo, presidente sezione di prodotto cereali dell'area di interesse economico produzioni vegetali della Confederazione: "In una filiera di eccellenza dell'agroalimentare italiano come quella grano-pasta, con un valore solo dell'export di oltre 4 miliardi di euro l'anno resta inaccettabile la scarsa attenzione riservata agli agricoltori nella catena del valore". "Oggi il grano duro viene pagato meno di 15 anni fa, mentre i costi di produzione sono arrivati alle stelle" e i produttori "combattono anche con i cambiamenti climatici e l'import massiccio". Dunque, ha aggiunto Moscaritolo, "le preoccupazioni per il nuovo imminente raccolto sono tante".
Secondo Cia, le piogge durante il periodo di semina, ma soprattutto le alte temperature di metà maggio, non hanno permesso, specialmente nel Meridione, una corretta riempitura della spiga, così da portare le rese sotto le attese. Di contro, in larga parte degli areali di produzione la qualità sembrerebbe ottima per colore, peso specifico e proteine. Resta, invece, l'annoso problema del prezzo, con il grano duro quotato poco più di 30 euro al quintale, ancora al di sotto dei costi di produzione, notevolmente aumentati negli ultimi anni.
In particolare, il recupero di produzione sul 2024 si segnala soprattutto al Sud, dove l'anno scorso c'era stato un vero e proprio crollo delle rese a causa della siccità. In Sicilia il raccolto 2025 dovrebbe aggirarsi intorno a 700-750mila tonnellate, con un recupero importante sul 2024, quando le produzioni si erano fermate a 300mila tonnellate. In Puglia, regione leader nella coltivazione di grano duro in Italia, il raccolto dovrebbe attestarsi su 900mila tonnellate, sicuramente meglio dell'anno scorso (650mila tonnellate), anche se gli agricoltori si aspettavano rese migliori. Stabili i raccolti in altre importanti aree di produzione come la Basilicata, il Molise, le Marche, l'Emilia-Romagna, la Toscana.
"Cia segue sempre con attenzione il settore, prima coltura del Paese per superfici, con più di 1,2 milioni di ettari coltivati e 200 mila agricoltori coinvolti – ha detto il presidente nazionale Cristiano Fini – Il raccolto di grano duro, per il 2025, sembrerebbe ancora una volta condizionato dagli eventi climatici. Aspettiamo i dati definitivi, ma le rese sembrano essere purtroppo sotto le aspettative, mentre buone notizie arrivano sul fronte della qualità".
Quello che "non è più accettabile", ha continuato Fini, "sono le quotazioni nelle Borse Merci, dove i prezzi restano intorno ai 30 euro al quintale, non coprendo neanche tutti i costi affrontati dai produttori". Quindi "è molto importante che a luglio sia finalmente entrato in vigore Granaio Italia, uno strumento indispensabile per riportare trasparenza sui mercati e tutelare le produzioni cerealicole Made in Italy".
Le aziende interessate, secondo l'ultimo censimento Istat sono 23.177.
La produzione complessiva è di oltre 4.290.000 quintali per un valore della PLV di oltre 110 milioni di euro, con un'incidenza di circa il 10% dell'intero settore primario lucano. La produzione di grano duro si attesta intorno ai 3.270.000 quintali per un valore di oltre 81 milioni di euro.
Leonardo Moscaritolo, presidente sezione di prodotto cereali dell'area di interesse economico produzioni vegetali della Confederazione: "In una filiera di eccellenza dell'agroalimentare italiano come quella grano-pasta, con un valore solo dell'export di oltre 4 miliardi di euro l'anno resta inaccettabile la scarsa attenzione riservata agli agricoltori nella catena del valore". "Oggi il grano duro viene pagato meno di 15 anni fa, mentre i costi di produzione sono arrivati alle stelle" e i produttori "combattono anche con i cambiamenti climatici e l'import massiccio". Dunque, ha aggiunto Moscaritolo, "le preoccupazioni per il nuovo imminente raccolto sono tante".
Secondo Cia, le piogge durante il periodo di semina, ma soprattutto le alte temperature di metà maggio, non hanno permesso, specialmente nel Meridione, una corretta riempitura della spiga, così da portare le rese sotto le attese. Di contro, in larga parte degli areali di produzione la qualità sembrerebbe ottima per colore, peso specifico e proteine. Resta, invece, l'annoso problema del prezzo, con il grano duro quotato poco più di 30 euro al quintale, ancora al di sotto dei costi di produzione, notevolmente aumentati negli ultimi anni.
In particolare, il recupero di produzione sul 2024 si segnala soprattutto al Sud, dove l'anno scorso c'era stato un vero e proprio crollo delle rese a causa della siccità. In Sicilia il raccolto 2025 dovrebbe aggirarsi intorno a 700-750mila tonnellate, con un recupero importante sul 2024, quando le produzioni si erano fermate a 300mila tonnellate. In Puglia, regione leader nella coltivazione di grano duro in Italia, il raccolto dovrebbe attestarsi su 900mila tonnellate, sicuramente meglio dell'anno scorso (650mila tonnellate), anche se gli agricoltori si aspettavano rese migliori. Stabili i raccolti in altre importanti aree di produzione come la Basilicata, il Molise, le Marche, l'Emilia-Romagna, la Toscana.
"Cia segue sempre con attenzione il settore, prima coltura del Paese per superfici, con più di 1,2 milioni di ettari coltivati e 200 mila agricoltori coinvolti – ha detto il presidente nazionale Cristiano Fini – Il raccolto di grano duro, per il 2025, sembrerebbe ancora una volta condizionato dagli eventi climatici. Aspettiamo i dati definitivi, ma le rese sembrano essere purtroppo sotto le aspettative, mentre buone notizie arrivano sul fronte della qualità".
Quello che "non è più accettabile", ha continuato Fini, "sono le quotazioni nelle Borse Merci, dove i prezzi restano intorno ai 30 euro al quintale, non coprendo neanche tutti i costi affrontati dai produttori". Quindi "è molto importante che a luglio sia finalmente entrato in vigore Granaio Italia, uno strumento indispensabile per riportare trasparenza sui mercati e tutelare le produzioni cerealicole Made in Italy".